Nuovo Libro dedicato a Morto da Feltre!!!

MORTO DA FELTRE: di una Venere tra Leonardo e Giorgione

Un artista dal nome misterioso, un viaggio importantissimo alla riscoperta di antichi luoghi e percorsi, tra Roma, Tivoli e Campi Flegrei; e poi ancora a Firenze, dove in un locale dell’ex convento della Santissima Annunziata abbiamo reperito le sue Grottesche magnificate da Vasari ed eseguite negli anni in cui si avvicendano i più grandi accadimenti della storia dell’arte, a contatto con Leonardo e Raffaello; a Venezia, con Giorgione e Tiziano.

Chi era Morto da Feltre? Nella quasi totale assenza di documenti è sempre il Vasari a trasmettere una serie di importantissime notizie che fanno luce sul percorso di questo notevolissimo artista. 

Ed infine le opere di Feltre, dove il pittore ritorna con un bagaglio enorme di esperienze da raccontare sulle pareti di stupende stanze e facciate.

È Venere, bellissima dea di Casa de’ Mezzan, appena uscita dalle acque del mare di Cipro, ad aprire il racconto meraviglioso di questa storia.

La storia di Morto da Feltre

 

Tutto sulla Madonna dei Fusi di Leonardo. Originale perduto? E’ tra repliche e copie?

Con il termine “Madonna dei Fusi” si indica l’opera, dipinta da Leonardo, che fu sicuramente una delle immagini sacre più rappresentative del rinascimento e che ancora oggi rappresenta un “fondamentale” nella storia dell’arte. Sappiamo attraverso il Carmelitano Fra Pietro da Novellara, ambasciatrice di Isabella d’Este, che ne dà anche una breve descrizione, che Leonardo la dipinse nel 1501, durante il suo secondo soggiorno fiorentino. Il genio, che alloggiava presso i serviti nella foresteria laica della Santissima Annunziata la dipinse per il potente segretario del Re di Francia Monsieur Florimond de Robertet.

Confronta in questo giornale:

www.stilearte.it/se-quelle-rocce-son-le-balze-del-valdarno/

Nell’articolo, prezioso, si dà conto anche della recente identificazione del paesaggio oggetto dello sfondo del dipinto, operata da Carlo Starnazzi nel suo: La Madonna dei Fusi e il paesaggio del Valdarno Superiore, ed. Città di Arezzo, 2000.

Purtroppo l’originale di Leonardo è andato perduto e conosciamo l’opera solo attraverso le numerose repliche dei suoi allievi cosicché più che della “Madonna dei Fusi” potremmo dire che presentiamo oggi tutta una serie di “Madonne dei Confusi”*. Anche se potrebbe essere successo che Leonardo abbia supervisionato l’opera di qualche allievo e o possa anche essere intervenuto direttamente nella realizzazione/correzione di un qualche particolare la produzione della sua bottega è di qualità manifestamente inferiore e certo non può essere paragonata con quella del maestro. Le copie possono solo rendere una vaga idea di quel che il maestro poteva aver realizzato.

*La definizione non è nostra, ma di Federico Zeri coniata nell’occasione dell’infelice tentativo di presentazione di una delle tante copie come opera autografa di Leonardo.

“LA MADONNA DEI FUSI DI LEONARDO DA VINCI – tre versioni per la sua prima committenza francese -” In questo ricco ed elegante volume di 144 pagine per 84 euro, Carlo Pedretti e Margherita Melani sostengono essere tre le versioni riconducibili a Leonardo e alla sua cerchia più stretta: la Madonna Reford (Fot.1)

Il Leonardo Lucano non è purtroppo un amaro. Dalle impronte digitali al restauro digitale

Conosciuto anche come “Tavola di Acerenza” e o “Ritratto di Acerenza” è una tempera grassa su tavola di pioppo di 59,6 x 43,9 cm in collezione privata. Scovata, nel 2008, dallo storico Nicola Barbatelli che mi pare allora fosse (forse lo è tuttora) direttore del “Museo delle Antiche Genti di Lucania”, in quel di Salerno, presso una famiglia originaria di Acerenza donde alcune varianti del nome con cui la tavola è conosciuta. Per la storia, tuttavia, suggeriamo il preciso e documentato articolo di Federico Giannini ed Ilaria Baratta del 28/5/2017 su Finestre sull’Arte. Pochi dubbi sul fatto che l’uomo ritratto sul pioppo di Acerenza abbia il sembiante del genio di Vinci… basta all’uopo il confronto con il ritratto del genio eseguito dal suo allievo prediletto Francesco Melzi oggi conservato nelle collezioni reali inglesi a Windsor Castle

 

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Vergine delle rocce: dal numero magico ai misteri del quadro-enigma di Leonardo

Negli archivi di Stile Arte è una sorta di enciclopedia leonardiana. Trattando della Vergine delle Rocce di Leonardo ometto volutamente di trattare dei significati connessi alla rappresentazione e del linguaggio dei gesti dei personaggi raffigurati rimandando ai due preziosi saggi di Claudio A. Barzaghi di cui, a fine pagine, vi allego i link. Della Vergine delle rocce esistono due versioni attribuite a Leonardo. Una si trova al Louvre e l’altra alla National Gallery.

Normalmente siamo abituati a vederle affiancate in questo modo (Fot.1).

Fot.1

Oggi cominciamo con il riproporle rispettando le proporzioni che intercorrono tra le due versioni (Fot. 2). La qual cosa ci permette di rilevare che il rapporto altezza – larghezza della tavola del Louvre a sx è 199/122 che da esattamente 1,63. Circa 4 centesimi in più del valore esatto di PHI che è 1,61. Lo stesso rapporto nella tavola londinese vale 189,5/120 ovvero 1,57. Circa 4 centesimi in meno di PHI (rapporto aureo e o divina proporzione)….

 

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La Gioconda e le sue sorelle. Gemelle. O più giovani o vecchie. Qual è la vostra Monna Lisa ideale?

Della Gioconda originale che è, senza se e senza ma, quella del Louvre presentiamo per prima cosa due foto di quello che, a detta di molti, dovrebbe essere il bozzetto originale conservato in: The Hyde Collection in Glens Falls, New York.

A sinistra la foto prima del restauro ci mostra un disegno che se non di Leonardo è da ascrivere probabilmente alla sua cerchia a destra la documentazione del lavoro di un restauratore tra i tanti cui andrebbero tagliate le mani… si può dire? Dal 19 maggio al 27 agosto 2006, l’opera fu esposta nella Birdsall Gallery della Hyde Collection…

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Modigliani e la scandalosa modella Elvira. Ritratto inedito e foto di nudo. I nuovi indirizzi della ricerca

Per diventare Amedeo Modigliani, il pittore che nacque a Livorno nel 1884, si dovette recare a Parigi e lo fece esattamente nel 1906. Stante che morì il 24 gennaio del 1920, secondo alcuni ebbe appena 14 anni per diventare il pittore più importante del Novecento. A Parigi incontrò tutti, ma non fu postimpressionista, cubista, fauvista, surrealista, dadaista e neanche futurista. Anzi, al riguardo abbiamo la testimonianza precisa di Gino Severini che nel suo: “Vita di un pittore” ci racconta esplicitamente del rifiuto di Modigliani di aderire al movimento che pure fu l’unico movimento italiano di respiro europeo di quella stagione. «Queste manifestazioni non gli andavano, il complementarismo congenito lo fece ridere, e con ragione, perciò invece di aderire mi sconsigliò di mettermi in quelle storie; ma io avevo troppa affezione fraterna per Boccioni, inoltre ero, e sono sempre stato pronto ad accettare l’avventura […]»

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Angiolo Tricca, il macchiaiolo più bravo di Raffaello Sanzio. E con lui confuso. Sei inediti e la storiaAngiolo Tricca, il macchiaiolo più bravo di Raffaello Sanzio. E con lui confuso. Sei inediti e la storia

Oggi per i lettori di Stile e per gli studiosi, sei inedite caricature ed una piccola inedita testimonianza autografa. Angiolo Tricca, novello Raffaello e principe dei caricaturisti, nel novero dei Macchiaioli… un po’ falsario e furfantello!

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Per un’iconografia del culo. Brevissima storia delle natiche nell’arte. Tra peso e levità

Del magnifico disegno di un culo a cavallo tra Cinque e Seicento

 L’immagine che oggi vi proponiamo (Fot. 1) è certamente l’immagine di un fondo schiena di natura femminile. Sul fatto che si tratti di un culo, se i sensi non ingannano, sembrerebbe non esserci dubbio alcuno. Un piccolo controllo in rete teso a un tentativo minimo di documentazione e siamo subito in grado di reperire due manualetti: Jean Luc Hennig, Breve storia delle natiche, Studio Editoriale 1996, e Tinto Brass, Elogio del culo, Tullio Pironti 2007. Ci pare con troppa voglia di dimostrarsi stravagante il saggista francese e con ambizioni filosofiche, pretenziose e, per noi, insensate, il piccolo pamphlet del regista, che al ruolo di pensatore ci pare alquanto inadeguato (oltre la carne, per noi, il nulla!) … meglio, molto meglio, andare da soli!

Il culo nella storia dell’arte?

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Vero o falso o vero e falso assieme? I casi del Salvator Mundi attribuito a Leonardo e dei Modigliani

In questo mondo, ormai costantemente collegato alla rete, in cui le notizie false (fake news), nonostante autorevoli ed eccellenti smentite, diventano virali sempre più spesso ed in grado di raggiungere anche qualche milione di utenti, purtroppo non sempre in possesso di adeguate e sofisticate chiavi di lettura che consentirebbero un sano discernimento, si è persa la cognizione della realtà dei fatti. Il vero è ormai sostituito e soppiantato dal percepito.
Una volta si supponeva che il propalato fosse ad arte ora avviene sempre più spesso che la divulgazione avvenga anche per manifesta ignoranza di chi opera e partecipa alla scena virtuale. Umberto Eco ebbe a sostenere che “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli”.

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Opere antiche in prestito tra musei. Inamovibili? O in viaggio identitario? Le contraddizioni

James M. Bradburne Direttore Generale della Pinacoteca di Brera ci dice che Piero della Francesca e Raffaello sono inamovibili e non possono lasciare Brera per alcun motivo. Questo, almeno, ci riferisce Francesca Bonazzoli (Corriere della Sera del 15/09/2018)

Non abbiamo difficoltà a credere alle parole della giornalista. A noi sovviene che il super soprintendente non deve aver trascorso belle giornate quando nell’inverno del 2017, mica tanto tempo fa, fini sui telegiornali di tutto il mondo perché un centinaio di opere d’arte

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Madonna del parto di Piero della Francesca. Toccarle l’ombelico su un video dalla stanza accanto

MADONNA DEL PARTO DI PIERO DELLA FRANCESCA
Da vergine pregnante a vergine multimediale passando per un tentativo di ricostruzione.

Avevo in testa uno studio sull’opera in questione e un pomeriggio, non troppo tempo fa, mi sono recato a Monterchi ai Musei Civici per operare alcune verifiche. C’era un gran vocio all’interno del piccolo museo malgrado la sala che ospita l’ “immensa” icona fosse deserta. Circa 25 studenti, uno più uno meno, impegnati a baloccarsi, assieme ad un paio di docenti, in una saletta contigua e la “Vergine pregnante” sola come un cane! Mi sono ricordato immediatamente un articolo di Francesco Caremani pubblicato nel Corriere Fiorentino il 24 febbraio u.s. che mi permetto di citare brevemente

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Dov’è che Piero dipinse la sua Resurrezione? Fu staccata, allora? Fessure e altre prove dicono che…

Giorgio Vasari, nel 1568, nella seconda edizione (rivista e corretta) delle sue celeberrime vite ci dice di Piero che:
1) “…e nel palazzo de’ Conservatori (dipinse) una Resurrezione di Cristo (foto sotto, prima dell’ultimo restauro), la quale è tenuta dell’opere che sono in detta città e di tutte le sue la migliore”…..

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Ganimede, la coppa e il pene di Giove nell’arte. Le vergognose voglie dei potenti e dei predatori sessuali

Ganimede il vaso e coppa di Giove… il colto, preso e concupito dal re degli Dèi ha un sussulto di dignità e per una volta, nella storia dell’arte, pur mantenendo il ruolo, coglie, prende, concupisce e lo fa “Cum Privilegio Summi Pontificis”

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Il Battesimo di Piero della Francesca dov’era collocato? Chi lo commissionò? La soluzione Manescalchi

Angiolino Tricca ci dice che, Piero vecchio, il Battesimo e la Natività erano appese ad una parete del suo studio (cfr le due foto, qui sotto). Nella fattispecie il Battesimo, che fu sicuramente una delle prime opere, una quarantina di anni dopo la sua esecuzione, secondo Tricca, sarebbe stato ancora attaccato (non consegnato) ad una parete dello studio di Piero. L’opera di Piero, non avrebbe potuto quindi, in alcun modo, essere oggetto di completamento da parte di Matteo di Giovanni.

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Piero della Francesca, cosa stava accanto al suo “Battesimo”? Ecco la ricomposizione corretta del puzzle

l Battesimo di Piero della Francesca secondo Angiolo Tricca  (il caricaturista ufficiale dei Macchiaioli) e considerazioni sul polittico di Matteo Di Giovanni
di Roberto Manescalchi*

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https://www.stilearte.it/piero-della-francesca/