Bilancio dell’anno leonardiano, tra uccelli e grande nibbio, bolle speculative e nuove strade di ricerca

Credo che Leonardo sia famoso, nell’immaginario collettivo, per aver provato, prima di chiunque altro, a dare corpo e senso al sogno dell’uomo di potersi librare in volo come gli uccelli. Dal mito classico di  Icaro che comunque è destinato irrimediabilmente a cadere all’uomo che finalmente può decollare, volare ed atterrare il passo non è stato né corto né facile, ma dopo Leonardo tutto è stato certamente diverso.

“Questo scriver si distintamente del nibbio par che sia mio destino, perché nella prima ricordazione  della mia infanzia e mi parea che, essendo io in culla, un nibbio venissi a me e mi aprissi la bocca colla sua coda e molte volte mi percuotessi con tal coda dentro le labbra.”

(Codice Atlantico, foglio 186v)

Come tutti, o quasi, sanno questo appunto di Leonardo diede luogo nel 1910 ad una masturbazione mentale del padre della psicoanalisi Sigismund Schlomo Freud (più noto come Sigmund Freud) che scrisse il famosissimo saggio: “Eine Kindheitserinnerung des Leonardo da Vinci”  (ricordo d’infanzia di Leonardo). Già prima del saggio il trapanacervelli austriaco la sera del 17 ottobre 1909 in una lettera all’amico e collega Carl Gustav Jung scrisse: “Da quando sono tornato (dall’America e il luogo è significativo) ho avuto un idea. Il mistero del carattere di Leonardo mi è divenuto improvvisamente trasparente.” (Sic!) Ovviamente abbiamo letto il saggio una quarantina (abbondante) d’anni fa. Da allora continuiamo a non condividere niente di quanto c’è scritto e da allora un dubbio amletico ci affligge: non aveva capito niente lui (Freud) o non capiamo un cazzo noi che dopo cinquant’anni di studio… della mente di Leonardo non sappiamo ancora niente e niente abbiamo compreso? Sappiamo solo che non ci siamo stesi mai in un lettino. Neanche quello della massaggiatrice… minimo letto alla francese e, possibilmente, con una bella donna… fate voi!

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